Thursday 28 December 2006

23 dicembre: musica, alcool e ancora musica

Il 23 dicembre sta diventando piacevole sinonimo di spasso smodato; da qualche anno a questa parte il Bar Oops di Lugano offre una grandissima serata di musica esattamente alla pre-vigilia.

I Pussywarmers, quartetto dedito ad un mix di decine di diversi stili di rock, è ormai di casa nelle ore dell'aperitivo e del post-aperitivo.

Anche quest'anno il concerto è coinciso con un'invasione di gente che, ormai a conoscenza della preziosa tradizione, sa di non poter mancare in alcun modo.
Il concerto in sè mi è parso ottimo; data la mia non irresistibile altezza non ho visto praticamente nulla, ma il suono si faceva strada tra la folla e le mie orecchie hanno potuto godere dei deliranti pezzi dei Pussywarmers. L'acustica, contando i limiti del locale, si è rivelata insolitamente buona, ed il pubblico, trangugiando ettolitri di birra, ha risposto col solito caloroso entusiasmo.

Al termine del concerto sono subentrato io, schiacciandomi nel solito angolo riservato al dj; un bar così pieno, in quattro anni di serate a riempire lo spazio con note musicali d'ogni genere, non l'avevo mai visto. E qui i ricordi sfumano nella mia mente, dato che la birra, una volta di più, ha annacquato il sangue nelle mie vene. Ma poco importa; dalle casse, quella sera, è uscita un'accozzaglia di canzoni vecchie, se non antiche, rock n' roll primordiale e surfabilly sfasciatimpani, con la folla (perchè sì, era una folla quella che faceva tremare le pareti del locale!) che, sulle conclusive note di Shout! (remember Animal House) ha dato uno spettacolo di selvaggia danza che i miei occhi (e il mio cuore) non scorderanno mai.

Grazie, Pussywarmers, per queste serate che sapete regalarci; sotto l'albero, l'anno prossimo, spero di ritrovare i ricordi di una serata così!

Qua trovate un esempio del delirio a un concerto dei Pussywarmers!

http://www.youtube.com/watch?v=yNPAhRZPPmU

Tuesday 26 December 2006

Wire, la bandiera rosa sventola ancora


I cari vecchi Wire, ed il loro incredibile capolavoro Pink Flag. Ai tempi, i tempi in cui il punk seppelliva il passato a suon di rabbia, furore e nichilismo, erano gruppi come Sex Pistols, Clash o Damned ad essere acclamati dai giovani e destestati dagli adulti (un po' come accadde negli anni '50 con l'avvento prepotente del rock n' roll). I Wire se ne restarono sempre un po' in disparte, e oggigiorno in pochi ne ricordano l'esistenza; ma questo loro debutto, datato 1977, l'anno del sacro fuoco del punk, resta difficilmente superabile. Laddove certe cose dei Sex Pistols, riascoltate oggi, posson far sorridere l'ascoltatore nella loro ingenuità, i brani di questo album, tutti della durata di pochi, pochissimi minuti, salvo alcune eccezioni, restano scolpiti nella roccia, indifferenti al passare degli anni e dei decenni. Perle come Field Day for the Sundays, Three Girl Rumba, Ex Lion Tamer, Strange (ripresa, quasi dieci anni dopo, dai Rem), Mannequin e Champs sono dei classici istantanei che difficilmente si staccano dalla corteccia cerebrale di chi li ascolta.
Da qualche tempo l'album è stato ristampato con una considerevole quantità di bonus tracks; secondo me è un'occasione imperdibile, per chi non l'avesse ancora fatto, per catapultarsi nell'universo Wire, il godimento sonoro è una garanzia senza limiti di tempo.

Friday 22 December 2006

I 10 dimenticati


L'avevo minacciato, ed ora lo faccio; come detto, un certo debito di riconoscenza mi lega ai 10 album che seguiranno. Grazie a loro ho potuto trascorrere piacevoli ore, abbandonato a questo oceano di note e melodie...





Comets on Fire
Avatar (un vortice psichedelico)

Dirty Pretty Things Waterloo to Anywhere (un libertino da solo vale comunque oro)

The Essex Green Cannibal Sea (Belle & Sebastian a nozze con i Kinks)

The Deadly Snakes Porcella (un titolo, 1000 perchè)

Kasabian Empire (elettroglam da dancefloor)

The Kooks Inside in Inside out (la frenesia e la spensieratezza giovanile

Pop Levi Blue Honey (Rex Zeppelin, direi...)

Pearl Jam Pearl Jam (non riusciranno mai a fare un brutto disco)

Josh Rouse Subtitulo (aspettando il nuovo Kings of Convenience, si sente quasi lo scroscìo delle onde)

Rye Coalition Chariots on Fire (hardcore infetto di rock n' roll)

L'underground degli anni '80




Musicalmente parlando, mi considero un figlio degli anni '90. Non che fino ad allora fossi all'oscuro delle intense emozioni che il mondo della musica può offrire; fin dalla tenera età Beatles, Stones e Ten Years After hanno accompagnato le mie poppate dal biberon, e di questo devo ringraziare mio padre.

Ma è negli anni '90 che ho cominciato a scoprire per conto mio (e con mia somma soddisfazione) bands come Pearl Jam, Nirvana e Soundgarden; il sound di Seattle, insomma, e tutta quella nascente scena alternativa capeggiata da gente come Rage Against The Machine e Smashing Pumpkins.

Premessa doverosa, questa, in quanto noi tutti (il mio cerchio di amici adolescenziali), in quei confusi e magici giorni del '94 , guardavamo con disprezzo al decennio appena conclusosi, musicalmente parlando, s'intende! Anni '80 significava Duran Duran, Spandau Bullet, Boy George, e mi fermo qui, perchè comincio a sentirmi male.
Ignoravamo, alla nostra tenera età, quanto fantastico underground avesse deliziato quegli anni.

E ci ha pensato Rhino, la fantastica casa discografica specializzata nel recupero di gruppi e generi più o meno dimenticati (si pensi al mitico Nuggets), a ripescare canzoni e bands non sempre ricordate quando si citavano gli orridi anni '80.

Si passa dai primissimi R.E.M. di Radio Free Europe ai Cure, dai Dead Kennedys ai Violent Femmes, dai Depeche Mode ai fantastici Lyres, dai New Order a Echo & The Bunnymen, dai seminali Pixies ai fin troppo sottovalutati Gun Club, fino ad arrivare agli incredibili Joy Division di Love Will Tear Us Apart.

Uno scrigno dorato da cui scaturiscono suoni radicati, non so bene come, nel DNA collettivo di ogni amante della musica. Ascoltate, dunque, e godete.

Questo è un assaggio, forse il pezzo che al meglio rappresenta un'epoca underground.
Joy Division Love Will Tear Us Apart
http://www.youtube.com/watch?v=PkI9sMTlLDI

I 10 dischi da isola deserta 2006


Lo so, sono fissato con questa lista annuale di dischi da portare con sè sulla famosa isola deserta o, se preferite, sulla luna; saranno gli anni passati a leggere tonnellate di riviste musicali ad avermi contagiato col virus della top ten. O forse dovrei ringraziare High Fidelity, ma lì si parlava di top five...

Eccoli, dunque, i magnifici 10 di questo 2006 che lentamente sta sfumando...

And you will know us by the trail of dead So Divided (abissi sonori in cui perdersi)
http://www.youtube.com/watch?v=ZI4eW6I2PcU

The Black Keys Magic Potion (gli anni 70, oggi)
http://www.youtube.com/watch?v=dKXlgISd3iA

The Bronx The Bronx (un anno senza ira è come un anno senza amore)
http://www.youtube.com/watch?v=kiwDOpL7vKY

Catfish Haven
Tell Me (una voce nera per un trio bianco)
http://www.youtube.com/watch?v=gG0VfemFzEU

Okkervil River
Black Sheep Boy Appendix (indie notturno e un mare di malinconia)
http://www.youtube.com/watch?v=RtAannzLurI

Primal Scream
Riot City Blues (il miglior disco degli Stones da secoli)
http://www.youtube.com/watch?v=8AJB8mfm9Zg

The Raconteurs
Broken Boy Soldiers (sere estive e temporali)
http://www.youtube.com/watch?v=9ZYQr3Ivg6w

Dan Sartain Join Dan Sartain (un genio, un folle) http://www.youtube.com/watch?v=8OEj_zRc2eg

Seachange On Fire, With Love ( emozioni british, da brividi)

Wolfmother Wolfmother (rock allo stato primordiale)
http://www.youtube.com/watch?v=mRlyVokUEDg

Ho deciso di inaugurare con questi dischi il mio Blog, sperando di ritrovarmi, tra un anno, a poter ripensare agli album che mi hanno accompagnato nel 2007.
Dimenticavo, tra non molto arriveranno i 10 grandi esclusi; mi sembra di avere un certo debito di riconoscenza anche con loro!