Tuesday 9 December 2008

Bodies of Water: A Certain Feeling...

Ci sono dischi che si tramutano in capolavoro immediato, o quasi, non appena le loro melodie incontrano i padiglioni auricolari dell'ascoltatore. Mi successe un anno fa con Neon Bible degli Arcade Fire e, sul finire dell'anno, con In Rainbows dei Radiohead. Mi è successo qualche mese fa con A Certain Feeling, degli incredibili Bodies of Water.
Come già anticipato nel post dedicato ai primi sette dischi fondamentali di questo 2008, il quartetto statunitense composto da due coppie mi ha letteralmente fulminato con le sue composizioni, eclettiche e spesso complesse, ma mai fini a loro stesse e, anzi, dedite alla ricerca di una melodiosità rara, di quella idea di forma canzone che va al di là delle (indubbie) capacità strumentali. Con questo disco i quattro hanno partorito un insieme di canzoni profonde, sofferte, che spesso ti si attaccano letteralmente addosso, e che, nel contempo, necessitano di molteplici ascolti per essere assorbite e comprese in tutta la loro essenza. I richiami vanno spesso indietro nel tempo, verso la metà dei settanta, sopratutto per quanto riguarda le devastanti strutture ritmiche e gli ipnotici riff di chitarra, guardando, però, sempre in avanti, con costruzioni melodiche di scuola indie; se dovessi trovare un metro di paragone, definirei i Bodies of Water come un perfetto incrocio tra i sopracitati Arcade Fire, si pensi alla densità degli intrecci vocali, e certi Motorpsycho affogati in un oceano di psichedelia, con accenni Black Mountain e Portishead, per quanto riguarda la sensualità della voce femminile e l'oscuro intimismo di alcuni pezzi.
Gold, Tan, Peach and Grey, il brano d'apertura, lento e sognante prima di tramutarsi in un'epica cavalcata, è debitore dei canadesi che alcuni anni fa scossero il mondo musicale con Funeral; Under the Pines, tenebrosa, sostenuta da un tappeto sonoro flagellante, varrebbe da sola l'acquisto del disco. Water Here, funerea marcia di rara bellezza, prima che uno stacco degno dei migliori Modest Mouse la trasformi in una strana sorta di brano dancefloor lisergico, è un piccolo, grandissimo capolavoro. Senza contare Only You, dai bristoliani echi, o Darling, Be Here, che ondeggia sulle cupe acque dei fiordi norvegesi, o ancora If I were a Bell, suite in cui albergano alla perfezione tutti i molteplici elementi che rendono questa compagine davvero grande e unica nel panorama undeground mondiale.
A Certain Feeling, e ne sono certo, dimorerà ancora a lungo nel mio lettore cd, tante sono le luci e le ombre che vi si celano e che, poco per volta, si fanno vive, facendolo risplendere di bagliori sempre nuovi ed inattesi. Capolavoro, dicevo...

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