Friday 22 June 2007

The White Stripes are back...

Sono uno dei gruppi rock più veri in circolazione, dediti alla musica come pochi altri, capaci di sfornare con un'impressionante regolarità album ottimi se non, addirittura, eccellenti.

Un duo perfetto, con un compositore, Jack White, in grado di scrivere brani che ti si appiccicano addosso come miele o che, in taluni casi, divengono veri e propri inni; basti pensare a Seven Nation Army, colonna sonora non ufficiale della nazionale italiana al mondiale di Germania dello scorso anno (personalmente lo trovo un mezzo peccato, dacchè la canzone, con uno dei riff più memorabili degli ultimi decenni, ai miei occhi, perlomeno, è totalmente sputtanata). Alla batteria siede Meg White, sua partner musicale (e non solo, per un certo lasso di tempo) fin dagli albori; certo, non è John Bonham nè Keith Moon, ma il suo dovere lo fa sempre, con precisione e potenza, nonchè con un groove che molti superbatteristi da conservatorio si sognano.

Dicevo, uno dei gruppi rock più veri, poichè portano avanti il loro discorso musicale da quasi un decennio, senza farsi contaminare da fattori esterni, mode passeggere o manie di grandezza; con i Raconteurs, poi, il signor White ha pure fondato una sua seconda creatura musicale degna di nota, accompagnato nell'impresa (riuscitissima, direi) da Brendan Benson e dalla sezione ritmica degli ottimi Greenhornes.

Ma torniamo ai White Stripes e alla loro ultima fatica, questo Icky Thump, da pochi giorni in circolazione; mi è stato recapitato solo oggi dallo zelante postino di paese e, a parte il singolo che da il nome al tutto (prima titletrack per il duo) e che già da un po' avevo avuto occasione di apprezzare, con quel suo irresistibile richiamo al dirigibile di piombo, già si lascia intravedere una struttura assai più rock rispetto al precedente (e coraggioso) Get Behind Me Satan, dominato in larga parte dal piano.

Qua la chitarra torna a fare il diavolo a quattro, e non si può proprio dire che non mi fosse mancata; White, oltre che ottimo compositore e cantante versatile, è anche un grandissimo chitarrista, privo delle seghe mentali dei virtuosi, focalizzato sull'essenza del brano, ed è questo che rende tanto magico il suo stile. I brani che solcano le onde di questo nuovo, piccolo oceano di sorprese e meraviglie si muovono tra il rock dei primi settanta, con i soliti Zeppelin in testa, ed il folk del decennio precedente, senza disdegnare più di un'occhiata al country e alla psichedelia.

Insomma, i soliti, per così dire, ingredienti per il duo di Detroit, che ha ancora la voglia e la capacità di sorprendere e deliziare l'ascoltatore; sono pochi, anzi, pochissimi, i dischi che comprerei a scatola chiusa. Con i White Stripes non mi è mai andata male, un perchè ci sarà, o no?

4 comments:

Anonymous said...

scusa l'ignoranza, ma cosa accidenti sono le afte? comunque mi pare di capire siano qualcosa di allucinante...
mi spiace pox, mi raccomando, non ti buttare giù... cerca di cibarti il più possibile... e se riesci a parlare chiamami, così cerco di farti passare la depressione a suon di cazzate!

Anonymous said...

ok, capito cosa sono sono...
non pensare a pagare dazi o meno, se te lo sei meritato o no... pensa a guarire e a star su di morale! vedrai che passerà tutto.
mi raccomando eh...

Anonymous said...

ohhhhhhh!!! Mi dispiace per Seven Nation Army, ma a me basta il pensiero e ho ancora i brividi e le emozioni dell'estate scorsa. Comunque ti capisco, davvero! Ma sai se sei (io) così emozionalmente coinvolto........
ciao cicc

Anonymous said...

va bene!
a presto!